Si tratta di un intervento neurochirurgico, detto comunemente bypass, dove si crea un anastomosi tra due arterie al fine di migliorare la circolazione arteriosa cerebrale nei casi in cui essa sia insufficiente. Lo si può fare utilizzando come vaso donatore un’arteria extracranica oppure una intracranica. Distinguiamo poi, in base al diametro del vaso donatore, tra anastomosi a basso flusso ed anastomosi ad alto flusso. La metodica viene inoltre impiegata anche in altri quadri patologici dove è necessario sacrificare un segmento patologico di un arteria utilizzando le tecniche di bypass per mantenere un flusso sanguigno adeguato.
Occlusioni croniche e stenosi
La chirurgia del bypass trova applicazione soprattutto nei quadri di stenosi/occlusioni croniche della circolazione anteriore e posteriore dovute ad aterosclerosi. In alcuni di questi pazienti trattati inizialmente come da protocollo con terapia medica si può presentare un deficit neurologico ricorrente e/o progressivo associato ad un quadro emodinamico severo. Questi sono i casi che più di altri possono necessitare di un intervento neurochirurgico per preservare la funzione neurologica. Sono casi in cui i parametri dell’apporto sanguigno al cervello (perfusione) vengono misurati ed analizzati nel dettaglio e discussi nell’ambito di riunioni multidisciplinare con i colleghi neurologi e neuroradiologi.
Come visto negli esempi qui sopra distinguiamo principalmente in bypass a basso flusso in cui il vaso donatore è un arteria del cuoio capelluto e bypass ad alto flusso in cui i grossi vasi del collo vengono messi in comunicazione con la circolazione cerebrale attraverso una vena della gamba o un arteria dell’avambraccio che vengono prelevate con tecnica mini-invasiva.
La neurochirurgia di Udine tratta lo spettro completo della rivascolarizzazione cerebrale extra-intracranica e intra-intracranica oltre all’inquadramento diagnostico di secondo livello preoperatorio della patologia in collaborazione con i colleghi neurologi e neuroradiologi.
Vasculopatia Moyamoya
La vasculopatia di Moyamoya rappresenta in Italia una rara causa di ictus sia ischemico che emorragico riscontrato con una maggior frequenza nelle popolazioni asiatiche di Cina, Corea e Giappone. Ne sono affetti pazienti sia in età pediatrica ma anche adulti con un decorso caratterizzato da insulti neurologici recidivanti che risultano in un deficit progressivo spesso invalidante.
La vasculopatia si divide in due forme. Quella primaria, descritta da Suzuki e Kaku nel 1969 è detta malattia di Moyamoya.
Malattia di Moyamoya
Essa ha causa sconosciuta e consiste dal punto di vista morfologico in un restringimento lento e progressivo dei segmenti terminali delle arterie carotidi localizzati in profondità alla base del cranio, risultante in un occlusione bilaterale. Per compensare alla conseguente diminuzione dell’apporto sanguigno si sviluppano dei vasi collaterali volti a tentare di aggirare l’occlusione e ripristinare l’apporto ematico.
Essi rappresentano l’elemento più caratteristico della malattia ed il loro aspetto aberrante, durante l’esame angiografico ricorda una nuvola di fumo, ovvero “Moyamoya” in giapponese.
Sindrome di Moyamoya
La sindrome di Moyamoya si differenza dalla malattia di Moyamoya per la causa eziologica, che nella prima risulta determinata da una malattia cronica di base. Le talassemia, l’anemia falciforme, la sindrome di Down, la neurofibromatosi tipo I oltre a diverse malattie reumatologiche e non solo, creano in una piccola percentuale dei pazienti affetti le stesse alterazioni della forma primaria, talvolta però con alcuni tratti atipici.
I sintomi del Moyamoya sono dovuti all’insufficiente apporto ematico, essendo i piccoli vasi Moyamoya inadeguati a compensare la lenta e concomitante occlusione dei vasi carotidei. Inoltre la fragilità dei neovasi può portare ad un emorragia subaracnoidea o intracerebrale.
I deficit neurologici possono essere i più disparati, variando in base alla regione interessata dall’ischemia o dall’emorragia.
Il decorso spontaneo della malattia è lentamente progressivo e la terapia chirurgica svolge un ruolo di primo piano nel ridurre drasticamente il rischio di nuovi ictus e di emorragie.
Il trattamento chirurgico per entrambe le forme può essere di tipo diretto o indiretto. L’assunzione a vita di un antiaggregante piastrinico e la cessazione dell’ eventuale consumo di tabacco integrano le strategie chirurgiche.
Il bypass extra-intracranico, ovvero il trattamento diretto prevede attraverso un approccio mirato la creazione di un anastomosi tra un arteria superficiale sita nel cuoio capelluto ed un vaso cerebrale localizzato sulla superficie cerebrale, distalmante quindi all’occlusione. L’apporto ematico nell’area cerebrale dipendente da un vaso sanguigno colpito dal Moyamoya viene quindi incrementato, utilizzando un arteria extracranica non affetta dalla patologia.
A differenza dell’approccio diretto che ha un effetto protettivo immediato, i pazienti trattati con strategie indirette traggono beneficio dalla terapia dopo un intervallo di tempo di diversi mesi. Si tratta di interventi che da soli o in aggiunta al bypass prevedono l’apposizione di tessuto muscolare, pericranio o dura madre alla superficie cerebrale ipoperfusa. Essa, stimolata dalla carenza di ossigeno e glucosio favorisce la sinangiosi ovvero la crescita di piccole connessioni vascolari tra i tessuti extracranici vitali e ricchi di ossigeno con il cervello ischemico.
Il trattamento chirurgico è individualizzato per ogni paziente in base all’estensione e severità del deficit emodinamico.
Aneurismi complessi
La rivascolarizzazione cerebrale può essere il trattamento di scelta in alcuni pazienti affetti da aneurismi cerebrali particolarmente complessi ovvero aneurismi che interessano l’intera circonferenza del vaso oppure lesioni di grandi dimensioni in cui una diramazione arteriosa origina dalla sacca aneurismatica. In questi casi il bypass permette di escludere l’aneurisma mantenendo il flusso ematico.
Occlusioni tumorali
Tumori del collo e della base cranica pre e post-trattamento possono portare a stenosi e occlusioni dei vasi cerebrali. Le tecniche di rivascolarizzazione vengono applicate in base alla situazione anatomica presente.